Testo descrittivo: giallo

Nell’ambito del progetto INSIEME PER CRESCERE 2, finanziato con i fondi del PNRR a seguito dell’avviso D.M. 2 febbraio 2024, n. 19, è stato organizzato un Laboratorio di Scrittura Creativa con l’obiettivo di stimolare l’osservazione, il ragionamento logico e la curiosità dei giovani autori, accompagnandoli in un percorso narrativo fatto di enigmi da risolvere, piste da seguire e misteri da svelare.

Tra le attività proposte, la creazione di racconti in stile giallo ha rappresentato un’esperienza intensa e coinvolgente. I testi prodotti non solo riflettono l’intuito e l’ingegno dei partecipanti, ma anche la loro capacità di costruire trame complesse, personaggi ambigui e ambientazioni suggestive, dove nulla è come sembra e ogni dettaglio può fare la differenza.

Ogni racconto è un’indagine: dal ritrovamento di un indizio inaspettato al confronto serrato tra detective e sospettati, fino al colpo di scena finale che ribalta ogni certezza. Attraverso le loro parole, i ragazzi hanno dato vita a storie ricche di tensione, colpi di scena e atmosfere cariche di suspense, dimostrando una sorprendente abilità nel tenere il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima riga.

Questo lavoro è il frutto di un percorso collettivo che unisce apprendimento e creatività, dimostrando quanto sia importante offrire spazi di espressione che permettano ai giovani di sviluppare il loro talento narrativo. Invitiamo il lettore a entrare nel cuore di queste storie e lasciarsi coinvolgere da indagini appassionanti, dove la ricerca della verità si intreccia con le ombre dell’inganno, e ogni parola è una traccia da seguire.

Adrenalina che scende e sale

Dopo una lunga giornata di mare, con un sole che poteva spaccare ogni cosa, quattro amici di nome Ricky, Jackson, Alex e Nicole si misero d’accordo per uscire in esplorazione la sera dopo cena. Ognuno andò a casa propria per prepararsi, cenare e lavarsi. Subito dopo i quattro amici si incontrarono nella piazza centrale della città e mentre pensavano alla meta, si raccontarono cosa avevano mangiato a cena: Ricky una pizza margherita, Jackson il pollo con le patatine, Alex un semplice panino e Nicole la pasta con il pesto. Arrivati alla meta si guardarono negli occhi e sinceramente nessuno voleva entrare nella casa che avevano davanti. Era una vera e propria casa abbandonata. Ricky e Jackson erano molto coraggiosi, invece Alex e Nicole erano fifoni. Sulla porta c’era scritta una frase in una lingua sconosciuta, però Nicole essendo un’appassionata di lingue lesse. C’era inciso “Duae ut vices”. Latino! “La scritta incisa è in latino, c’è scritto: due alla volta!” – urlò Nicole.
Anche i due “coraggiosi” questa volta avevano paura e fecero andare avanti i più fifoni. Nicole avendo l’asma si sentì male e perciò Ricky, il “capo”, decise di rimanere fuori con lei aspettando che il tutto passasse in fretta. Alex e Jackson entrarono per primi. Rimasero colpiti da un particolare. All’interno della casa c’era una copia  del ritratto della Monnalisa con però macchie di sangue. I due ragazzi uscirono di corsa  per raccontare quello che avevano visto. Fortunatamente Nicole si sentì meglio e tutti e quattro entrarono. Ricky con un po’ di angoscia disse a tutti: – “Ragazzi, state tranquilli, l’adrenalina che avete in corpo ora è la stessa di quando affrontiamo una prova di matematica. Pensate a questo e non succederà nulla, fidatevi di me!”
Appena Ricky finì di parlare la porta si chiuse in un attimo causando ai ragazzi molta paura perché le luci si erano spente. Il loro respiro era in affanno: sembrava proprio di essere protagonisti di un film horror. Ormai capirono che comunque non potevano restare fermi e immobili nello stesso punto, quindi mano nella mano andarono avanti.
“Nooooo”- gridò Jackson – “C’è di nuovo una scritta in latino.”
Nicole si fece avanti e lesse nuovamente, c’era inciso sempre in latino di proseguire a destra. I ragazzi fecero ciò che era dettato e  arrivarono a una porta.
Da dentro proveniva una musica molto sospetta. Aprirono e notarono un orologio le cui lancette andavano molto veloci. Schioccava ogni 10:00 minuti. Andarono tutti nel panico perché, vedendo il tempo scorrere così in fretta, avevano in testa mille pensieri diversi e quello più comune era la morte.
Alex cercando di tranquillizzare il gruppo disse: “Secondo me è un semplice nascondino e se in dieci minuti riusciamo a nasconderci, senza farci trovare, vinceremo e usciremo fuori da qui sani e salvi. VIA!”
Il tempo stava per scadere, rimanevano soltanto 5:00 minuti e l’ansia saliva sempre di più. Sembrava di star sopra le montagne russe. I ragazzi si nascosero in tempo e una voce molto acuta disse: “Complimenti a tutti, avete superato la prova, andate avanti.”
Ricky si ricordava molto bene di quella voce. Sembrava proprio quella del vecchio vicino di casa che era appassionato di antichità e lingue morte. Nicole si avvicinò a Ricky e gli disse: – “Ottima osservazione, ecco perché le scritte erano tutte in latino”.
“Che abbia inizio la seconda prova!”- affermò solenne la voce.
Però mancava qualcuno: Ricky! Tornarono indietro e per terra c’erano macchie di sangue con un biglietto accanto.
C’era scritto che i ragazzi avevano perso e che Ricky non c’era più.
Il gruppo corse spaventato fino a trovare la via d’uscita.
Purtroppo non tutti tornarono a casa come speravano e giunti nella piazza centrale del paese trovarono i propri genitori preoccupati. Raccontarono tutto e i genitori sapendo della scomparsa di Ricky scoppiarono in lacrime.
La settimana dopo la casa disabitata era sigillata. L’uomo sospettato non c’era. Tutto sembrava svanito nel nulla. Tutto era stato un incubo?
Avevano raccontato i dettagli alla polizia che però non aveva trovato nulla.
Ma soprattutto che fine aveva fatto Ricky? Nicole aveva confidato anche del suo forte attacco d’ansia. I poliziotti decisero di fare ricerche ancora più approfondite di quelle iniziali.
Alex chiese: – “Ma avete scoperto chi è il proprietario della casa?”
I poliziotti dissero: “Purtroppo si”.
Il sospettato era l’anziano professore amante dell’antichità.
Jackson, dopo la morte di Ricky, era diventato molto silenzioso.
Finalmente dopo aver scoperto il colpevole si sentirono sollevati. L’anziano psicopatico fu arrestato.
Dopo tutta questa fatica, si riunirono e fecero il loro ultimo saluto dedicato a Ricky.
Tornarono  tutti a casa, sempre con un po’ d’ansia. La paura e lo sconforto li accompagnarono ancora per molto tempo.

Sofia, 1B


Escape room

“Come premio per la bella pagella, mio padre e i vostri genitori hanno prenotato un escape room, per precisione la più professionale del paese”, dissi io mentre ero in videochiamata con James, Lory e Liam, i miei migliori amici. “No, ma come! Mia madre lo sa che io ho paura di queste cose”, urlò Liam in preda al panico. “Come no, ma è fortissimo… comunque dove si tiene e a che ora?” chiese Lory tutta eccitata. “Si Tiene in Viale Monte Falcone N.45 e alle 17:00 dobbiamo essere lì” dissi io super carica e per niente assonnata. Però, visto che erano già le 23:00 e l’indomani c’era l’escape room, io chiusi la videochiamata con i miei amici e andai a letto.
La mattina seguente, visto che ero super emozionata, mi svegliai alle sei di mattina e mi preparai per andare all’incontro. Partimmo di casa alle quattro e mezzo e quando arrivammo trovai Lory che stava aspettando davanti al portone, così salutai mio padre e raggiunsi la mia amica. Circa dieci minuti dopo arrivarono anche James e Liam che erano venuti in macchina insieme. Finalmente riuniti entrammo dentro la struttura. Lì dentro ci accolse immediatamente una voce che proveniva da un altoparlante: “Salvi ragazzi, benvenuti in questa escape room. Vi volevo avvisare che l’escape room è iniziata da quando avete messo piede qua dentro, quindi per non farvi uscire chiuderò le porte principali a chiave”. “No, la prego apra questa porta, ho paura” disse Liam mentre tirava pugni alla porta che si era appena chiusa. “Ragazzi basta, calmiamoci è solo un escape room, e poi anche se non riuscissimo a risolvere tutti gli enigmi in un’ora, ci faranno uscire loro da questo posto, quindi ripeto manteniamo la calma” urlai io cercando di tirare su il morale ai miei amici. “Oh che belle parole, ma adesso cominciamo a giocare, ci rimangono solo 50 minuti” disse James cercando di nascondere l’ansia che aveva. “Sono d’accordo, mettiamoci a lavoro”. Allora cominciammo a esplorare la stanza per trovare qualche indizio, dopo circa cinque minuti Lory trovò una chiave con su scritto “4568”. Io credevo che quella chiave aprisse una porta ma non c’era nessuna serratura su cui infilarla, allora dopo capì che i numeri che c’erano scritti sopra, erano la password di un lucchetto. Visto che l’avevo capito io, i miei compagni lasciarono l’onore a me di aprire il lucchetto. Appena misi il codice, il lucchetto cadde a terra e si aprì una porta… Dietro c’era una stanza buia e piena di nebbia con dei rampicanti che spuntavano dalle pareti. Quando Liam vide la stanza, urlò e iniziò a piangere come un bambino piccolo, ma alla fine per fortuna si calmò. Dopo quella scenata drammatica, da parte di Liam, entrammo in questa stanza per cercare qualche indizio. Un po’ di tempo dopo, Lory, trovò delle torce, mentre James delle giacche vecchie piene di ragnatele, e io trovai un appendiabiti con dei simboli diversi al di sotto delle grappe. Vedendo delle giacche e una cosa sui cui appenderle, io pensai subito a mettere le giacche sull’appendiabiti. Allora sicura della mia decisione presi le giacche dalle mani di James e le appesi, ma non successe niente, così vidi le targhette delle giacche e mi accorsi che avevano dei simboli, come quelli sull’appendiabiti. Così una volta aver capito cosa fare, scambiai la posizione delle giacche e abbinai i diversi simboli tra loro. All’inizio era tutto normale ma poi le grappe si abbassarono e si aprì una botola che portava sotto terra. Visto che Liam era il più pauroso, io andai prima, Liam secondo, James terzo e Lory ultima visto che era coraggiosa come me. Scendemmo dalle scale e arrivammo in una specie di bunker, dove c’erano tante armi e una porta blindata impossibile da aprire. Liam, visto che era molto curioso, perse in mano un Fa4 e iniziò a sparare contro delle finestre, che si ruppero. Da lì entrò dentro la stanza una luce accecante, allora Liam credendo che fosse l’uscita, attraversò la finestra, ma si trovò solo dentro un’altra stanza che aveva come l’altra una porta blindata, che però aveva una manopola per aprirla… Così aprì la porta e si trovò davanti a me e ai miei amici che lo guardavano senza parole e gli chiesero come cavolo aveva fatto ad arrivare dall’altra parte delle porta, quindi per spiegare Liam indicò la finestra spaccata e senza dire neanche una parola noi capimmo cosa intendeva. Dopo proseguimmo, ma appena entrammo nella stanza successiva trovammo un corpo insanguinato steso a terra, in fin di vita. Quell’escape room fin dall’inizio mi era sembrata strana, e adesso ne avevo la conferma, quindi io senza ascoltare gli altri che stavano discutendo su cosa fare, mi avvicinai al corpo per controllare se l’uomo ci avesse lasciato qualche indizio e vidi un cartellino con su scritto: Guido Sharps, direttore, e solo così capii di chi si trattava. Molto spaventata cominciai a cercare indizi. E proprio così, trovai delle impronte di scarpe che portavano a una stanza con la porta chiusa. Per aprirla dovetti chiamare James, cioè il più forte del gruppo, che una volta arrivato, diede una spallata alla porta sfondandola. Lì, trovammo l’ufficio del direttore, era luminoso ma anche molto disordinato, addirittura c’era anche una pistola sopra il tavolo, che molto probabilmente apparteneva all’assassino. Così presi la pistola e della cipria dalla borsa di Lory e sparsi la polvere sopra il manico della pistola, e trovai delle impronte che confrontai con quelle di ciascuno dei miei amici. E in quel preciso momento trovai il colpevole, ma non lo dissi per non insospettire nessuno, ma Liam lo scoprì chi era e iniziò a correre senza sosta cercando di trovare una via di fuga, ma invano. Una volta che tutti i miei amici avevano capito chi era stato, si precipitarono addosso a lui cercando di non fargli troppo male. Dopo averlo preso io spiegai la situazione attuale e perché Liam avesse fatto un atto così orribile: appena Liam seppe dell’escape room, subito cercò per vedere quanto era professionale, e cercando questo, gli spuntò fuori il nome del direttore, che a quanto pare aveva il suo stesso cognome, così lui andò subito a chiedere a sua madre chi era e lei rispose che quest’uomo era suo padre. Allora Liam, accecato dalla rabbia e molto triste che lui non si fosse mai fatto sentire o non gli avesse fatto gli auguri per suo il compleanno, ormai da troppi anni, durante l’escape room prese una pistola e appena se lo ritrovò davanti gli sparò. Appena capì di averlo ucciso si pentì e non parlò con nessuno riguardo a cosa era successo, peccato che entrando nella stanza, noi trovammo il corpo e lui fece finta di niente per non farci insospettire.
Ma alla fine io l’ho capito lo stesso grazie al mio intuito di detective!

Ida, 1D


Un caso particolare

Il 27 aprile in una scuola elementare ci fu un caso difficilissimo da risolvere.
Nella 2B durante l’ora di Inglese i bambini videro un maestro che non avevano mai visto fino a quel momento. Al suono della campanella lo dissero alla maestra, ma non sembrava essere a conoscenza di questa cosa, la maestra quindi chiese alle altre colleghe, ma neanche loro sembravano esserne a conoscenza. Il giorno seguente alla fine della scuola i docenti provarono a parlargli ma lui scappò via, dopo aver manifestato il suo interesse prevalentemente per una bambina. Gli insegnanti decisero quindi di indagare. Il giorno dopo, durante la ricreazione, visto il bel tempo, la maestra aveva deciso di portare i bambini in giardino, il giardino era molto grande, ma le maestre non se ne preoccuparono perché c’era una rete altissima e colorata a protezione. Il docente sospettato di nome Mirk era vicino alla maestra della 2B, le altre colleghe stanche di questa storia chiamarono il preside. Il preside sembrava essere molto arrabbiato ma Mirk era come sempre tranquillo. Il preside disse: – ora te ne devi immediatamente andare da questo istituto!- Mirk non rispose e rimase come sempre tranquillo. Il preside di scatto prese subito il suo cellulare e chiamò la polizia. Tutti i docenti si diressero nelle proprie classi ma al rientro della classe 2B mancava Susy. Le maestre l’avevano cercata per tutta la scuola ma senza risultati. Chiamarono subito i genitori, la polizia, i carabinieri, i vigili del fuoco. I genitori della bambina erano proprio disperati. I poliziotti e le maestre li tranquillizzarono dicendo che presto questo caso si sarebbe risolto. I genitori di Susy tristi tornarono a casa e raccontarono subito la vicenda al fratello di Susy, Matteo. Matteo piangendo disse ai suoi genitori: – Ma come è possibile, e ora come faccio senza di lei?- Poi si diresse in camera con in mano il pupazzetto preferito di Susy. I genitori dalla disperazione non uscirono più di casa per circa una settimana fino a quando arrivò una chiamata a nome di “sconosciuto” che diceva: – Fossi in voi mi farei proprio una passeggiata, guardate che bella giornata c’è oggi, dai su, non potete ammuffire sul divano muovetevi!- I genitori si prepararono e prima di andarsene dissero al figlio se voleva andare con loro ma il giovane per quanto era triste non riusciva neanche a muoversi. I genitori quindi decisero di non portarsi il figlio con sé e di fargli una sorpresa prendendo una grossa e gustosa vaschetta di gelato con i suoi gusti preferiti per mangiarsela tutti quanti insieme. I genitori, Paola e Luca, stavano per girare l’angolo quando una scarpetta dal colore rosa colpì la testa di Paola. Dentro questa scarpa c’era una foto della bambina con scritto “vi voglio bene” con una macchiolina di sangue. I genitori piangendo chiamarono la polizia. Il padre chiamò il figlio, il quale si fiondò subito nella zona del crimine, strappò dalle mani dell’ispettore la scarpetta e la fece annusare al cane dei vicini che era molto affezionato a Susy, in modo di poterla cercare grazie al suo odore. Il pastore tedesco si mise a correre, quindi, anche i poliziotti e i genitori. Arrivarono in un bosco con molte case colorate con una piscina piccolina e dentro c’era un bigliettino bagnato che si leggeva a mala pena dove era scritto: – mamma papà aiutatemi! –
I genitori non riuscirono più ad aprire bocca per quanto erano scioccati, i poliziotti allora fecero delle ricerche. Diedero il bigliettino al cane per poterlo annusare e si diressero verso la casa accanto. I poliziotti salirono mentre il cane, i genitori e il fratello rimasero fuori ad aspettare. I poliziotti appena saliti urlarono: – c’è una macchia di sangue!-. Quindi fecero salire il cane per fargliela annusare per capire se corrispondeva alla bambina. La macchia corrispondeva al dna della bambina e avevano capito che la bambina si trovava lì. Ormai sapevano chi era il sospettato, per la cosa successa a scuola legata a quel signore strano. Dopo molte ricerche capirono che Susy non si trovava in quella casa ma in una molto lontana da lì, e che quel bigliettino l’aveva trasportato qualcuno solo per far perdere tempo ai poliziotti. Scoprirono anche che avevano forzato la bambina a fare il bigliettino scritto con il suo sangue. Attraverso degli account di vecchie conoscenze scoprirono dove si trovava per un suo post. Si diressero senza esitare alla casa dello sconosciuto. Cercarono dappertutto finché in giardino trovarono un mobile grande, aprirono il coperchio e dentro c’era Susy. La bambina confessò tutto e disse anche dove si trovava il rapitore. Lo trascinarono dentro la macchina della polizia, lo arrestarono e lo misero in cella. Dopo una settimana di interrogatorio il signore confessò che il fratello della bambina lo aveva ingaggiato per rapirla perché non sopportava l’attenzione solo per sua sorella da parte dei suoi genitori. La bambina era rimasta scioccata e traumatizzata infatti non riusciva più a mangiare, anche se i genitori erano talmente felici che non le staccarono mai gli occhi di dosso e la abbracciavano e baciavano ogni volta che la vedevano. Appena i genitori scoprirono la verità su cosa aveva fatto il bambino erano talmente sbalorditi che non sapevano più che cosa fare. I poliziotti neanche sapevano più che fare poiché era minorenne. Dovevano decidere se metterlo nella prigione minorile o no perché aveva 13 anni. Alla fine Matteo  venne mandato in un centro di recupero perché non aveva compreso la gravità della vicenda.
La sorella venne portata in ospedale a causa dei graffi profondi e dallo psicologo perché non riusciva a non pensare a cosa aveva vissuto.  Dopo un paio di mesi Susy si riprese e, quando venne risolto tutto, i genitori grati ai poliziotti decisero di farli premiare davanti a tutta l’Italia. Iniziarono dalla investigatrice di nome Emma, poi dal gruppo dei poliziotti, successivamente dalle maestre, dal preside e infine al cagnolino. E vissero tutti felici e contenti.

Emma 1D


Il telefono nero

In una calda mattina d’autunno, Ronny e sua sorella Sissy stavano alla partita di baseball di Ronny. Ronny stava per vincere ma la palla andò oltre la rete e alla fine vinse la squadra avversaria. Il ragazzo che lo aveva battuto alla fine gli disse: “hai un braccio potente amico, se non fosse andata fuori mi avresti battuto!”
Ronny, il giorno dopo, stava andando a scuola con sua sorella quando vide appeso ad un cancello un foglietto con scritto “ragazzo scomparso, i genitori lo stanno cercando ovunque, se lo vedete chiamate questo numero…”. Robby e Sissy erano arrivati nel vialetto della scuola e videro Robin Arellano combattere contro un bullo. Robin riuscì a mettere al tappeto il bullo e tutti urlavano dalla gioia. Più tardi Ronny stava nel bagno della scuola quando arrivarono i bulli e lui si nascose per non essere picchiato. In quel momento arrivò Robin che cacciò i bulli e difese Ronny.
La sera, come tutti i venerdì, sua sorella Sissy andava a dormire da una sua amica e quindi Ronny, durante la sera, si mise davanti alla tv a vedere un film, precisamente un film horror. La mattina dopo, Ronny fu svegliato da grida, infatti suo padre stava discutendo con sua sorella perché dei poliziotti erano andati a cercarlo a lavoro per poter parlare con Sissy, perché lei aveva un dono che aveva anche sua madre, infatti lei poteva fare dei sogni “premonitori”. Sissy aveva sognato che quel ragazzo sarebbe stato rapito e poi ucciso. I poliziotti andarono a scuola da Sissy per parlare dei suoi sogni premonitori, così da poter essere aiutati con i casi difficili come questo, perché continuavano ad essere rapiti dei ragazzi che Ronny conosceva. Infatti era stato rapito sia il ragazzo con cui aveva perso la partita di baseball, sia il postino che consegnava i giornali, sia il suo migliore amico Robin Arellano. Il pomeriggio, mentre Ronny tornava a casa da scuola, come ogni venerdì, sua sorella era dalla sua amica, quindi lui era da solo, un furgone nero si fermò e ne uscì un uomo che fece cadere la spesa e Ronny stava passando proprio in quel momento e decise di aiutare il signore. Ronny aiutò il signore ma tutto d’un tratto questo tirò fuori uno spray al peperoncino che spruzzò in faccia a Ronny. Ronny cercò di scappare e, nel tentativo di liberarsi dal signore, riuscì a ferirgli il braccio con un’astronave giocattolo, ma comunque il delinquente lo scaraventò dentro a un furgone.
Robin si risvegliò in un seminterrato su un materasso sporco di sangue, il rapitore indossava una maschera che gli copriva il viso. Ronny era spaventato e vide che a fianco al materasso c’era un telefono nero appeso al muro, il rapitore gli disse che quel telefono non funzionava da quando lui era piccolo. Durante la notte la sorella che stava a casa della sua amica fu informata che suo fratello era scomparso.
Sissy corse sulla scena del rapimento e vide i palloncini neri, lei aveva sognato tutto! Aveva sognato il fratello che veniva rapito, quindi decise di aiutare la polizia ad indagare, perciò lei disse di tutti i suoi sogni e la polizia iniziò le indagini.
Nel frattempo, Ronny  che era chiuso in quel seminterrato, sentì squillare il telefono, rispose e sentì una voce familiare ma, in teoria il telefono era rotto! La voce era del ragazzo che aveva sfidato a baseball, aveva registrato quel messaggio prima di essere ucciso dal rapitore, gli disse di prendere i tappeti che c’erano in bagno e di scavare con un cucchiaio sul pavimento per creare una fossa. Ronny iniziò a scavare e riuscì a fare una fossa profonda. Il giorno dopo Ronny sentì squillare il telefono un’altra volta e questa volta il messaggio registrato era del suo migliore amico Robin Arellano che, anche lui come l’altro aveva registrato prima di morire. Il suo migliore amico gli disse di prendere la cornetta del telefono e di riempirla di terra e poi soffocarci il rapitore. Quella notte Sissy sognò una casa, quella casa era con le pareti in legno e il tetto nero e poi vide suo fratello che chiedeva aiuto e lui era in quella casa, perciò lei prese la bicicletta e iniziò a pedalare verso quella casa. Quella sera il rapitore scese da Ronny e lui gli tirò un pugno e poi lo trascinò nella buca che aveva scavato il giorno prima. Ronny legò il rapitore e poi lo colpì svariate volte con la cornetta del telefono. Il rapitore rimase svenuto e Ronny uscì dalla casa sano e salvo, mentre grazie a sua sorella Sissy e i suoi sogni premonitori la polizia arrivò a casa del rapitore e lo portarono via.
Ronny adesso veniva rispettato da tutti a scuola e portava con sé il ricordo degli amici che non c’erano più…

Azzurra, 1A

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